DEDICATO AGLI AMICI DEL VRT
CHAPTER 1°
L'INIZIO (il mio)
Brevi cenni storici: brevissimi direi!
Valtur: "Valorizzazione Turistica" è stata una delle aziende turistiche più importanti d'Italia e forse d'Europa. ma per approfondire la questione societaria vi rimando a: Wikipedia.com
intro: capita di aprire il cassetto dei ricordi o come nel mio caso la cassapanca, anche se poi si dice che si inizi a ricordare quando si sta diventando vecchi e a dire il vero quando ero più giovane consideravo quelli della mia età: vecchi e decrepiti, ora avendo io quell'età penso a cosa devo ancora fare domani e cerco di fare programmi a lunga scadenza, quindi sarà forse il segno dei tempi moderni ma scrivere ricordi è forse un modo di far posto nella mente per evitare di cancellare esperienze spostandole solo da un hard disk ad un altro. Racconto le sensazioni i pensieri di un ragazzo alle prime esperienze di lavoro, incertezze e stupori dopo essere stato catapultato in un mondo che mai mi immaginavo esistesse all'epoca, un giovane ragazzo dell'oratorio con tanti sogni ma senza nemmeno un cassetto dove metterli. Qui, qualche mia piccola storia, impressioni su qualche personaggio su qualche amico, su chi non conoscevo e lo è diventato, racconto momenti gioiosi e giocosi, ma anche brutti e talvolta tristi che in ogni caso hanno contribuito alla mia, come di qualsiasi altra persona, crescita. Momenti in cui ho cercato la motivazione per uscire da situazioni intricate, in cui ho scoperto che alcuni modi di essere, pagano più di altri, momenti in cui avrei potuto mollare tutto ma grazie ad una buonissima dose di umiltà ed autoironia sono riuscito a superare crescendo. Non sono diventato "qualcuno" ma sono diventato sempre più Me! ECCOMI QUINDI A SCRIVERE PER CONDIVIDERE COME HO INIZIATO IL PERCORSO LAVORATIVO CHE MI HA PORTATO A FAR PARTE DELLO STAFF ANZI DELL'EQUIPE DI QUELLA CHE ERA UNA DELLE PIU' IMPORTANTI AZIENDE DEL SETTORE TURISTICO DEL PANORAMA EUROPEO: LI', SONO CRESCIUTO, ASSIEME A TANTI ALTRI COLLEGHI, CONDIVIDENDO ESPERIENZE INCREDIBILI. Un GRAZIE A QUESTA AZIENDA E ALLE PERSONE CHE CI HANNO LAVORATO... parlo solo dell'inizio in questo capitolo, di come e del perchè ho smesso, magari ne parlerò in un altro racconto; dico solo che ad una certa età non ti senti più credibile mentre cerchi di far divertire la gente in modo spontaneo e, se non vieni giustamente motivato anche da chi gestisce dall'alto la tua posizione professionale è meglio smettere, quindi, non è che sia sempre tutto bellissimo, ogni tanto ci siamo scontrati anche qui, nel villaggio. Con qualcuno dei ragazzi non ci siamo addirittura mai presi, con altri abbiamo litigato, siamo umani, siamo persone, quindi: fallaci. tra la prima stagione e oggi sono passati 34 stagioni in villaggio, quasi sette anni a Mediaset, e 17 anni di insegnamento a scuola, con un matrimonio un adozione ed una laurea di mezzo, ma ciò che ti appartiene ti resta nel cuore, e a me, sono appartenuti tutti i bei ricordi, e non starò qui a sparlare di qualcuno, sarebbero storie prescritte che nemmeno il peggiore dei rancori potrebbe riesumare. OGGI DA ADULTO, ANDANDO IN VACANZA MI RIVEDO NEGLI OCCHI E NELLO SPIRITO DI ALCUNI DeI ragazzi delle varie equipe E MI SCATTA UNA NATURALE SIMPATIA NEI LORO CONFRONTI, ANCHE SE NON FANNO PARTE DELLE EQUIPE VALTUR MA HANNO ALTRI NOMI. CERTO, IL NOSTRO ERA UN VERO E PROPRIO LAVORO, NON ESISTEVANO ORARI, NON ESISTEVANO TUTTE LE TUTELE DI OGGI, lo stipendio era bassissimo, tuttavia CREDO CHE PER FARE IN QUEL MODO QUESTO TIPO DI LAVORO NON ESISTA ALTRA MANIERA, L'APPROCCIO ALL'ATTIVITA' DI ANIMATORE E' TUTT'UNO CON IL POPRIO ASPETTO PERSONALE E CARATTERIALE DOVE TI MISURAVI CONTEMPORANEAMENTE CON LA PARTE BELLA E LA PARTE BRUTTA DEL MONDO, DOVE IL DARSI AGLI ALTRI E LA FILOSOFIA DI "SERVIZIO" ERA UNA SKILL PERSONALE E NON UNA REGOLA STABILITA DA QUALCUNO, DOVE IL CLIENTE CHE COMMERCIALMENTE HA SEMPRE RAGIONE, E' STATO ELEVATO AL GRADO DI "RE", ED E' IN OTTICA COMMERCIALE GIUSTO, ANCHE QUANDO IL COSIDETTO RE ERA IL PERFETTO CONTRARIO DI PROBO. FARSI MANGIARE DALLA GENTE, ERA QUESTO IL MANTRA! ANIMATORE ALL'EPOCA ERA QUASI UNA MISSIONE E POCO IMPORTA SE QUALCUNO CI ABBIA LUCRATO APPROFITTANDO DELL'AMBIENTAZIONE E DELLA VOGLIA DI DARSI, DI SPENDERSI DI CONFRONTARSI E DI STARE ASSIEME TIPICA DEI RAGAZZI; E' PROPRIO GRAZIE A TUTTA QUELLA VOLONTA'E PASSIONE CHE LE EQUIPE VALTUR NATURALMENTE ORGANIZZATE E GUIDATE DAI VARI CAPI VILLAGGIO, SONO RIUSCITE A CREARE UNA VERA E PROPRIA PROFESSIONE, L'INCISO DI UNA CANZONE CHE GIRAVA TEMPO FA NEI VILLAGGI DICEVA (E' UN MESTIERE QUESTA NOSTRA PASSIONE) E NON' E MAI SBAGLIATO ETICHETTARE COME PROFESSIONISTI DELLE VACANZE, AL DI LA DEI RISULTATI ECONOMICI DI UN AZIENDA I RAGAZZI E LE RAGAZZE CHE LAVORAVANO IN VALTUR E CHE SI SONO MISURATI CON IL GRADIMENTO E SUL MODO DI RAGGIUNGERLO SPENDENDOSI PERSONALMENTE OGNUNO PER LE SUE COMPETENZE E PER LA PROPRIA VOGLIA DI RAGGIUNGERLE, RAGAZZI CON I QUALI TALVOLTA ABBIAMO CONDIVISO SITUAZIONI ALLEGRE, TRISTI, LEGGERE, PERICOLOSE, PERSONE CON LE QUALI SAREI ANDATO IN "GUERRA", PROPRIO PER QUESTO MOTIVO, CREDO SIAMO TUTTI D'ACCORDO NEL DEFINIRE SENZA ALCUNA RETORICA "L'EQUIPE" L'ANIMA DEI VILLAGGI!
Cap 1: Tutto inizia altrove e finisce chissàdove...
CASERMA TOTI BERGAMAS,GRADISCA D'ISONZO FRIULI VENEZIA GIULIA, ITALIA. INTERNO, SERA,
– Lo sai, hai un carattere davvero estroverso, potresti trovare lavoro in quei villaggi turistici che vanno di moda cosi tanto-, disse il Furlan sorprendendomi mentre cercavamo di rilassarci nel tugurio riservato ai fanti che avevano appena terminato il loro turno di guardia nella caserma Toti Bergamas nel centro di Gradisca d’Isonzo, uno degli avamposti di confine con la vecchia Jugoslavia durante il periodo della guerra fredda e che avevano il compito di fare la manutenzione e fornire supporto logistico alle varie postazioni militari lungo il confine. Furlan era un ragazzo di Milano piuttosto loquace ed empatico, tifosissimo di Evani e del Milan che in quei tempi navigava al centro classifica ed era appena resuscitato dalla serie B per cui le nostre discussioni vertevano spesso di questi argomenti. Io mi trovavo a Gradisca per diventare autista, aggregato alla compagnia trasporti del BTG° logistico della brigata Gorizia della Folgore il corso doveva durare un mese ma poi mi fermai li per 9. Avevo dato poco peso alla frase del Massimo Fùrlan, conoscevo appena quella tipologia di strutture alberghiere, pensavo a dei campeggi strutturati con un ricevimento e dei servizi come supermarket e farmacia, ne avevo sentito parlare solo attraverso qualche pubblicità televisiva oppure tramite qualche foto sui depliant turistici che distrattamente avevo notato anche grazie alle foto di qualche ragazza in bikini che ammiccava da dentro qualche cartellone posto nella vetrina di qualche agenzia di viaggi. Avevo a priori deciso che non avrebbe fatto per me e non ne avevo mai considerato l’idea, i parametri estetici ed economici per andarci in vacanza che venivano reclamizzati in quelle strutture, non erano esattamente quelli che ne con con il mio fisico, ne con il mio portafoglio, potevo permettermi solo di immaginare; i protagonisti che venivano reclamizzati sembravano essere più simili a divinità nordiche, che ad umani mediterranei… no! Non potevo essere sicuramente uno di loro, non ero certamente come loro. In ogni caso l’insano seme era piantato “maledizione al Furlan” pensai! Tuttavia da quel giorno quel pensiero cominciò a ronzarmi in testa, – perché no?- mi dicevo, magari potevo essere utile anche se non come uomo immagine, magari come assistente ai bambini, in fondo, esistevano i mini club ed io ero un diplomato alle magistrali, e viste le maestre che avevo avuto a scuola e molte di quelle che avevo visto alle magistrali beh insomma l’estetica non doveva poi contare molto, quindi, chi meglio di me? A gennaio arrivò il congedo e tra un servizio come barista in discoteca passato a spremere agrumi e la preparazione di improbabili cocktail unitamente alle solite attività in oratorio con i gruppi giovanili, decisi di provare a spedire un paio di raccomandate a delle agenzie turistiche non pretendendo tra l’altro nemmeno risposta… e in pratica così fu. Nel mio curriculum: milite assolto, un diploma magistrale, qualche stagione come cameriere, l’hobby per la chitarra, che all’epoca strimpellavo nei gruppi della parrocchia, addirittura un paio di campagne di vendemmia fatte nel mese di settembre per racimolare qualche spiccio, insomma poca roba, pochissima roba. IL COLLOQUIO: Un giorno ” Un telex arrivò al mio indirizzo a fine febbraio chiedendomi la disponibilità per un colloquio a Milano… almeno così speravo, era invece un posto allora quasi irraggiungibile di cui non avevo mai sentito parlare, Pieve Emanuele, un complesso urbano della periferia di Milano sud che era stato costruito attorno al residence Ripamonti, allora un nuovissimo gioiello di architettura e ricettività per manager ed industrie che volevano insediare i loro uffici nella promettente periferia di Milano
Il colloquio fu esattamente come li descrivono i comici nei loro monologhi, e personalmente sarei stato pronto per recitare nella saga dei film “Fantozzi” Avrei probabilmente partecipato al ballottaggio della parte per interpretare famoso ragioniere contendendola al compianto storico interprete Paolo Villaggio… naturalmente perdendola. Già trovare la porta di ingresso nel moderno stabile fu un impresa al limite delle più moderne “escape room” poi, speravo in un colloquio in cui avrei potuto illustrare grazie al mio facondo eloquio una serie di caratteristiche che potenzialmente potevano essere chiamate competenze sociali ed abilità relazionali che avrebbero rappresentato un buon profilo caratteriale per poter fare il mestiere di animatore. Anche se poi sul mestiere di animatore potevo solo azzardare solo delle ipotesi non essendo mai stato in un villaggio turistico. Invece: ” Salve, Giulio, Ci fa sentire qualcosa con la chitarra?” Una delle mie più grandi paure stava per essere reale dover dimostrare di essere capace e bravo in un’attività che consideravo un un semplice hobby. L’esempio più calzante della situazione è quella battuta per cui “se vedi la luce alla fine del tunnel potrebbe trattarsi non dell’uscita ma del treno che sta venendoti addosso” Era sicuramente una sorta di timidezza unita ad ansia da prestazione (what else). Li per li, balbettai qualcosa. L’interlocutore, Maurizio Marini, era considerato all’epoca uno dei guru e mostri sacri dell’animazione turistica a livello nazionale, ora gestisce con successo una catena di ristoranti a Milano, nonostante l’età il suo look era da manuale o meglio, da depliant: ricciolino con i capelli lunghi biondi con qualche sfumatura di grigio, vista l’età, occhi chiari, abbronzatissimo, un vero uomo immagine per un’azienda di quel tipo; mi chiese: – Dai facci sentire qualcosa, conosci Battisti, Paoli, Baglioni? Avrei voluto sprofondare ma il pavimento… non lo consentiva… Era il primo colloquio d lavoro vero e proprio e venivo misurato in base ad una mia passione ma stavo già immaginando che non avrebbe incontrato il gusto dei miei esaminatori. Come si è soliti dire, dovetti buttare il cuore oltre l’ostacolo e farmi coraggio. Venivo dall’oratorio, li si suonava e si canta ma il genere non era proprio quello della musica leggera, il chitarrista dei gruppi giovanili diventava presto esperto in cantautori che affrontavano tematiche sociali, ovvero: Bennato, Bertoli, Guccini, Dalla e De Gregori, De Andrè; il chitarrista dei gruppi giovanili anni 70/80 suona al massimo sapore di mare, conosce poco Sanremo ed al massimo si ferma alla canzone del sole di Battisti, conosce Bob Dylan ma non sa chi è steve Wonder, sa chi sono i Deep Purple ma non sopporta i Pooh, piuttosto che le canzoni anni 60 conosce tutta la discografia di Bertoli, Claudio Lolli, e dei NOMADI, le canzoni devono essere impegnate in tematiche sociali e non d’amore o altre banalità simili… In pratica tutto il contrario di quello che mi si stava prospettando. Mentre altri si erano esibiti in virtuosismi cantando canzoni di Keith Carradine o di James Taylor passando per Mina e Ornella Vanoni, qualcuno faceva divertire tutti con le canzoni di Baglioni io mi annichilivo sempre più… cominciai con una canzone di Pierangelo Bertoli, ottimo cantautore emiliano di Sassuolo, la patria delle piastrelle che con le sue canzoni ha lasciato un segno ed un messaggio importante rispetto a quella che all’epoca veniva chiamata “lotta di classe” e che i moti popolari a cavallo degli anni 70, 80, avevano reso ancor più famoso sopratutto tra i giovani degli oratori se non tra i militanti di qualche movimento studentesco e di qualche centro sociale. Quando ebbi finito di cantare e suonare notai gli sguardi del mio pubblico, erano gli stessi che avevano i partecipanti alla festa da Ballo nella celebre scena del film “ritorno al futuro” dopo gli assoli di chitarra di Michael J. Fox nel pezzo “Johnny Be good”, tranne che io non potevo dire ” forse ancora non siete pronti per questo! ” forse non ero pronto: io, per quello…” Di conseguenza, immaginai che il rapporto con quell’azienda fosse già terminato. Invece… Dopo circa una decina di giorni dal famigerato colloquio, mi arrivò un’altro telex (sono una specie di telegrammi solo un po’ più antichi) che mi invitava ad uno stage al villaggio Valtur di Pila in Valle D’Aosta, qui avrei visto per la prima volta un villaggio turistico.
Marzo 1984: Faceva piuttosto freddino in quella stazione ed io dopo un viaggio in treno di 5 ore con scalo di due ore a Chivasso al freddo, in attesa della coincidenza, per prendere il treno regionale, scesi finalmente alla stazione di Aosta… grazie alle inconfondibili custodie degli strumenti riconobbi almeno tre dei ragazzi che avevano fatto assieme a me il colloquio a Milano ed erano già li in attesa sul marciapiede esterno alla stazione. Automaticamente mi detti per spacciato, musicalmente parlando… sicuramente loro che erano più bravi di me sarebbero stati presi ed io, che già mi ero misurato con loro, no! Arrivò un pullman da cui scese una ragazza di straordinaria bellezza con un cartello rappresentante il logo ed il nome dell’azienda… gli andammo incontro “Salve a tutti, Mi chiamo Rosaria e faccio la hostess, se dovete fare lo stage, salite veloci che andiamo…” “E.. tu?” disse rivolgendosi proprio a me… “Buongiorno signorina Hostess, pure io devo andare a fare lo stage !” -Sei sicuro?- disse lei, ” si sono sicuro, ecco il telex di invito”, glielo mostrai…” Ma sei brutto…” disse, “oramai prendono proprio tutti” Risposi solo con un – Sono un tipo, brutto brutto direi di no, dai! – Probabilmente accortasi della gaffe’, anche se aveva parlato con tono scherzoso, mi squadrò e disse – Si dai hai ragione, devi essere proprio un tipo… – aggiungendo, “altrimenti non si spiega, magari sei uno simpatico!”. Come inizio non era male, tuttavia dopo quella settimana non ebbi più modo di rivederla, seppi solo che era fidanzata con un personaggio storico di quell’azienda e che entrambi la abbandonarono dopo il matrimonio. Arrivammo Al villaggio di Pila dopo una quarantina di minuti, ricordo di aver provato un senso di claustrofobia scendendo dal bus all’interno del famoso tunnel, ma poi entrando, si apriva un mondo nuovo. Lo stage serviva a misurare la tua disponibilità ma anche la tua bravura e a dire il vero, al momento non ero bravo, ne mi ci sentivo. In pratica eri immerso nella situazione villaggio e venivi osservato da chi doveva giudicare il tuo operato… Incontrai in quella occasione personaggi che divennero storici in quell’azienda. Come in ogni stage tipo quelli dell’alternanza scuola lavoro fummo utilizzati in ogni settore, avremmo dovuto dimostrare le nostre capacità di empatia e di intrattenimento con gli ospiti, cercavano animatori, non turisti. Fu un capo animatore a prendersi cura di noi musicisti spiegandoci al meglio quali fossero i momenti ufficiali e non, ai quali dovevi, o potevi partecipare. In pratica, tutta la giornata, e parte della notte. Mario Caffo il nostro selezionatore usava molto l’aspetto musicale per fare animazione, il suo repertorio era però molto particolare, amava coinvolgere gli ospiti con canzoni antiche dagli anni 30 in poi e con il suo modo di fare e di abbigliarsi da Drag Queen riusciva a suscitare una grande ilarità, certo, che alcune canzoni le dovevi imparare direttamente da lui per cui non era sempre facile seguirlo con la chitarra, e il suon atteggiamento in quei casi diventava addirittura scontroso. Sicuramente aveva un grande successo con gli ospiti, lo incontrai parecchie altre volte in altri villaggi, divenne anni dopo anche lui un capo villaggio, poi cambiò lavoro o azienda per suoi vari motivi personali e di lui non ne ho saputo più nulla. Mi trovai a fare le prove per lo spettacolo che noi stagisti dovevamo fare, inseriti nello show di fine settimana assieme all’equipe, per sembrare più credibile durante le prove indossai degli scalda-muscoli, cosa in voga tra le ballerine/i e i partecipanti ai corsi di aerobica sulle orme dell’attrice Jane Fonda, o, come si vedeva nei film di Bob Fosse e nelle ultime produzioni dell’epoca sul ballo, come “FAME, saranno famosi”; tuttavia il vedermi con un simil fuseaux rosa e lo scalda-muscolo non mi dava quel tono che speravo, e in ogni caso non ero un ballerino, anche se poi sentivo il ritmo e la musica, insomma mi muovevo benino per essere un ex boy scout.
Fui fortunatamente inserito in una jam session e non ebbi l’onere di dover suonare da solo, ma mi feci comunque vedere anche nel corpo di ballo e cosa ancor più importante a parlare con la gente; erano quasi esclusivamente ragazze che in quel contesto sembravano tutte splendide ed inarrivabili, e cosi fu’. Alla fine dello spettacolo era li a presentarmi addirittura il capo villaggio, un personaggio che avevo visto esibirsi sul palco in una performance di danza e di acrobazie che mi aveva esaltato, mi avevano raccontato che era stato anche un nazionale di tuffi, l’espressione drammatica del viso quando recitava, ricordava la maschera espressiva del famoso attore Klaus kinsky.
Erik Silgoner è stato infatti uno dei più grandi capi villaggio della storia dell’azienda per cui avrei lavorato per i successivi 17 anni: si racconta che nel villaggio di Kerkiyra a Corfù si divertiva a lanciarsi addirittura dal quinto piano dell’hotel ed elegantemente riemergeva dalla piscina adiacente il ristorante, un vero atleta e un ottimo attore.
Erik era di statura bassa, ma sul palco giganteggiava sovrastando gli altri con una presenza scenica che sapeva interpretare il drammatico ed il comico alla stessa stregua dei più navigati attori di teatro, storiche sono le sue esibizioni in cui imitava adattandola a se stesso la maschera del compianto attore milanese: Walter Chiari. Inoltre credo abbia fatto parte della nazionale italiana di tuffi anche se lui al villaggio li faceva in versione estremamente comica e volutamente goffa. Ho incontrato ancora Erik al villaggio o perché di passaggio o perché ero io in visita e purtroppo non mi è mai capitato di lavorarci assieme, in seguito un grande professionista come attore e come capo villaggio.
Rientrai a casa in Veneto dopo quella magnifica esperienza nella quale avevo potuto conoscere un mondo completamente diverso da quello in cui avevo fino a quel momento vissuto, era un paese dei balocchi balli canti costumi ragazze, sci, sciatori, animatori, Dj, ballerine. Avevo conosciuto veramente un altro pianeta, mi sentivo un esploratore, e quando lo raccontavo agli amici non avevo bisogno di condire il discorso con altisonanti aggettivi, bastava solo il mio entusiasmo, Tuttavia avrei dovuto aspettare ancora qualche tempo prima di capire cosa sarebbe successo nell’immediato futuro. Infatti dallo stage di Pila ci eravamo congedati tutti senza alcuna certezza e con il più classico dei ” grazie, vi faremo sapere”… Passato qualche tempo da quello stage ed arrivati a metà di maggio, nulla ancora si vedeva all’orizzonte, nessuna notizia arrivava dalla sede e la possibilità di essere assunto sembrava diventare ogni giorno sempre più remota… Decisi allora di sentire zia Cesira di Roma, la sorellona di mio padre; la chiamai al telefono: “Ciao zia, sto cercando un lavoro e ho inviato i miei dati ad un paio di agenzie, una delle quali proprio vicino casa tua, (abitava vicino al Colosseo ) non ho però ricevuto ancora risposta e non vorrei rimanere disoccupato quest’estate; non è che per caso potresti vedere se sanno qualcosa, se mi potranno assumere o no?” Si narra che il giorno dopo, un’anziana signora piuttosto appariscente avesse fatto irruzione negli uffici di via milano 42 e si fosse recata al “planning del personale “(ora si chiamerebbe “ufficio risorse umane”) chiedendo come mai avessero tenuto in stand by e senza alcuna risposta, addirittura dopo uno stage, un ragazzo veneto che aveva inviato una domanda di assunzione… Fu così che assieme alla responsabile Simonetta Sparapano cercarono tra la pila di domande e di statini sul tavolo di fianco alla scrivania e la trovarono… – Guardi qui, mio nipote è un maestro di scuola e vorrebbe dirigere un mini club!- disse,- e poi, suona anche la chitarra (zia non mi aveva mai sentito suonare e riferiva sulla fiducia).”Signora, ancora dobbiamo fare ulteriori selezioni ma le prometto che una risposta positiva o negativa che sia, gliela faremo avere se non altro perché si è scomodata a venire fin qui. ma se non è ancora partito probabilmente è stato inserito tra le riserve. – Purtroppo a poco servì l’intervento della zia, infatti le stagioni partirono ed io ancora non fui chiamato. Non subito! Ma, il 10 giugno arrivo un altro telex che non so per quale alchimia elettronica era targato Valtrù e non Valtur… Corsi ad aprire al postino e nel telex c’era il messaggio, “contattare la sede per il viaggio al numero xxxxxx; entro il giorno 13 giugno avrei dovuto trovarmi al Villaggio Valtur di Nicotera in Calabria.
Alla stazione di Portogruaro mi accompagno’ mio padre, salii sul treno per Reggio Calabria, io, le mie Timberland finte, la mia Lacoste blu, e i pantaloni di velluto a coste grigi, ah, dimenticavo, il gilet di lana. Non era il mio primo viaggio da solo, ero già abbastanza navigato ma mio padre mi fece in ogni caso le solite raccomandazioni. Il viaggio fu un parecchio travagliato. Durante la notte nei pressi di…(Non dico dove), uno che assomigliava al mio amico Leslie Del Giudice ma con i capelli,( naturalmente è una metafora, si capisce vero che era nei pressi di Belluno?) si era introdotto nello scompartimento, e dopo aver cercato tra i vari bagagli come se fossero i suoi uscì dallo scompartimento ma in quel momento mi accorsi che era riuscito a prendere il mio portafoglio che avevo appoggiato sul vano mensola vicino al finestrino, avevo appena subito un furto, me ne accorsi subito e lo inseguii incoscientemente urlando per tutto il treno, mi vide e lanciò dietro di se la refurtiva che raccolsi, era il mio portafoglio di pelle con dentro ben 50.000 lire ben divise in pezzi da 10 all’epoca, per i miei standard economici, un vero tesoretto. arrivato alla stazione di Reggio Calabria, presi un trenino regionale che tornava su verso il nord con sosta a Nicotera, la mia destinazione. Al mio arrivo, sotto un sole di quelli che si erano visti solo durante il big bang, mi si presentò di fronte un signore che con accento calabrese si spaccio’ per taxista, e riconoscendo in me, con gilet di lana pantalone di velluto a coste e lacoste, la figura del poveraccio, mi chiese: Valtur vero? Io: – si, Nicotera, hotel villaggio Valtur Nicotera Marina” “salga!” Disse, prima di portarmi mi estorse 20.000 lire… altrimenti avrei dovuto arrangiarmi… glieli diedi… Io ed il mio abbigliamento da “montagna” arrivammo al villaggio all 13.00 del 13, giugno… infatti non mi avevano fatto partire subito a metà maggio per l’apertura del villaggio, ero quello che era definito “riserva” Era successo l’imprevedibile, il capo animatore del villaggio aveva bisogno di un chitarrista poiché basava quasi tutto il suo modo di fare animazione sulla musica ma la sede considerandolo molto bravo gli aveva inviato un ragazzo che faceva il prestigiatore, (lo avevo conosciuto a Pila, era infatti molto bravo) ma per quel capo animatore non andava bene poiché andava in qualche maniera a collidere con la sua pura e genuina estroversione in più non suonava alcun strumento. Comunque eccomi li, ero arrivato…
Eccomi quindi sulle scale, stanco, disorientato, e curioso di quella nuovissima esperienza. Strabuzzo gli occhi, non volevo crederci, mi viene incontro una ragazza di una bellezza mai vista che di colpo mi fece dimenticare la stanchezza del viaggio facendo ricordare al mio sistema endocrino che la produzione di ormoni era un processo naturale e non un atto dovuto. Ero rimasto a bocca aperta ad ammirare la megaextragnocca con i capelli biondi piccola di statura abbronzatissima e con un corpo che ancora non avevo osato immaginare nemmeno nelle notti in caserma a Pavia di Udine dove mi avevano rimandato da Gradisca D’Isonzo per il congedo qualche mese prima. Cominciamo bene pensai, poi lei mi parlò e fui costretto a tornare sulla terra; con tono gentile ma sbrigativo e dominante : “ben arrivato, alla camera ci pensiamo dopo… (Io in estasi mistica) prima scendi al ristorante, dovrai mangiare qualcosa, immagino… ok andiamo!” Seguii la responsabile del planning che mi aveva accolto, Toni Della Toffola che in mezzo alla folla del ristorante mi indicò un signore con i baffetti in pareo a cui fece un cenno, “Enzo… ecco il chitarrista che aspettavamo!” Lo sguardo che mi diedero e che si scambiarono non era, per dire, il massimo… Era come se si fossero detti, “e chi è questo sfigato col pantalone di velluto a coste e la Lacoste blu come il gilet? ” Rimasi col capo, Enzo Oliveri mi diede un cortese benvenuto, (solo a parole, gli schiaffi li dava solo dopo essersi affezionato e presumo che nel tempo si sia affezionato parecchio a me ed al mio viso, ma ne parlerò in seguito).
ENZINO si premuro’ ad indicarmi quello che sarebbe stato il mio capo animatore, ma non capivo chi fosse, io vedevo uno che pareva essere di razza creola, (che già è un termine ossimoro) intendo uno di pelle scura molto scura, che saltava la pasta con in mano la padellina sul fuoco urlando in siciliano e imbonendo gli avventori del grande buffet con varie battute. Lui, petto nudo, pantalone di stoffa africana lungo, fisico: paragonato a me, un culturista. Mi guarda e tra un fischio e l’altro mi dice: – Ciao, io sono Fiorello, ci vediamo alle due meno un quarto in teatro, mi raccomando, porta la chitarra…Erano le 13.20. Non pranzai, avevo chiesto ad una hostess se c’era un posto, per pranzare, lei: – sei dell’equipe?- Io fiero: – si – “lei con accento romano, -Allora vattelo a cerca’! – Arrivai alla chitarrata vestito con pantalone di velluto a coste, le Timberland con le calze da basket e la Lacoste bleu come il gilet… la temperatura era di 33 gradi io ne percepivo 54… fu un disastro!!! Ogni canzone che mi veniva richiesta era pressoché sconosciuta… Finalmente presi possesso della mia camera o per meglio dire del mio posto letto, infatti le camere dello staff erano pressoché dei loculi che gruppi di ragazzi impegnati in quell’esperienza lavorativa condividevano lasciando casa vizi e spazi, ma in questo fui fortunato o quasi. Infatti mentre cercavo di riporre le mie cose in una stanza che non aveva letti a castello, arrivò quello che io considerai un ingombrantissimo compagno di stanza, Marcone all’epoca era un ragazzone di quasi due metri d’altezza e che arrivava dalla pallanuoto quindi anche dotato di una discreta massa muscolare, pensai che mi avessero messo con lui per compensare lo spazio della stanza, mi abituai comunque presto al nuovo compagno di stanza, infatti lavorando al Mini Club aveva orari completamente diversi dai miei e non dovevamo arrivare in due al lavandino.
Marcone Cocumelli si rivelò anche essere un ottima persona e comprensiva arricchendo tramite consigli ed aiuti il suo essere compagno di stanza tranne quando mi lasciava fuori ad aspettare che terminasse di flirtare con la fidanzata di allora, l’infermiera, che, da ipocondriaco qual ero all’epoca dei fatti era anch’essa una persona di riguardo.
Marcone Cocumelli, l’ingombrantissimo compagno di camera
Iniziò un po’ così la mia esperienza ma dopo qualche giorno cercarono di farmi andare via dal villaggio lo leggevo negli sguardi e lo capivo dai mezzi discorsi che qualcuno faceva, ero fuori da quegli standard, un po’ per l’abbigliamento, un po’ per il “phisique du role”, un po’ per poca versatilità con la chitarra. Tuttavia tutti concordavano che ero un bravo ragazzo e che mi rivolgevo alla gente con una certa educazione e che la mia disponibilità non era comune, meritavo quindi di essere messo alla prova una prova d’appello. Fortunatamente ebbi modo di rimediare nei mesi e negli anni successivi… Era il 1984 e quella fu la mia prima stagione delle mie 34. A parte ogni cosa contemplata nel manuale del perfetto animatore turistico, “passaggi in spiaggia, ingressi al ristorante a pranzo e a cena, aiuto allo scenografo per montare e smontare scenografie prove di giorno e di notte, avevano escogitato di indurmi in errore tramite una serie di lavori extra di una certa responsabilità almeno avrebbero avuto una vera motivazione per “Cacciarmi” Fù così che mi trovai a costruire le fiaccole e la scritta di fuoco, ma cosa significa? A fine settimana dopo la cena di gala e lo spettacolo finale in teatro, per salutare gli ospiti e lasciare un emozione che potessero ricordare, c’era la fiaccolata in acqua meglio conosciuta come “balletto Nautico” e tra musiche di grande impatto emotivo e fuochi si accendeva assieme all’esplosione di qualche piccolo fuoco d’artificio di veri e propri spettacoli pirotecnici, una scritta di fuoco con il nome del villaggio o un arrivederci.
Come fare una fiaccola, tutorial: Mi ritrovai cosi’ ogni volta appena terminata qualche attività ad andare al reparto manutenzione e a chiedere delle assi di legno (cantinelle) per tagliarle e dividerle in segmenti di circa 65 centimetri ad una delle ‘estremità veniva in quell’epoca posta una pezza di Juta che doveva essere tagliata come una striscia ed arrotolata in modo da creare lo stoppino, per fissarla si stringeva attorno ad essa del filo di ferro in modo che non si staccasse, poi quando la fiaccola era pronta avrei dovuto inserirla in un secchio pieno di gasolio affinché si impregnasse e si accendesse al bisogno che era appunto rappresentato dal balletto nautico, ed ogni settimana avrei dovuto creare almeno una quarantina di quegli artefatti che avrebbero dovuto avere le caratteristiche di funzionalità e di sicurezza.
Tutorial della scritta di fuoco: L’equipe del capo materiali dedita alla manutenzione del villaggio tramite il fabbro preparava una scritta con il nome del villaggio o una frase suggerita dal capo villaggio, le lettere errano a carattere cubitale e ad altezza d’uomo. in genere veniva posizionata ben in vista o sul tetto del teatro o su uno dei tetti del villaggio se non in spiaggia, in quel periodo doveva essere rivestita di tuta e indovinate a chi toccava il compito di tagliare a striscione i sacchi dell’amatissima Juta? Lo avete capito da soli altrimenti che l’avrei scritto a fare? Fu così che mi ritrovai spesso a tagliare sacchi di juta con grande dolore per le mie dita ma il mio obiettivo era che filasse tutto liscio, ovvero che: le fiaccole e la scritta di fuoco si trovassero neri punti determinati e che la scritta si accendesse al determinato segnale, e fu così sempre, ma un giorno rischiai veramente tanto, le fiaccole erano li, i sacchi di juta pure, mancavano solo le forbici…
Piero Franceschinis era il tecnico del suono persona esperta e professionale attaccassimo al suo lavoro e perfezionista all’ossesso, aveva una cultura musicale eccellente ed un carattere piuttosto spigoloso ma era il classico amico che sapeva darti tutto se ti si affezionava, lo chiamavano il pantera, era merito suo se gli spettacoli potevano essere montati, solo lui sapeva usare il revox e tagliare al punto giusto le musiche senza che si percepisse il benché minimo rumore di taglio sul nastro, taglio che avveniva tramite il cutter inserito nel Registratore “Revox” oppure tramite una forbice speciale che poteva tagliare i nastri che servivano ad unire due tracce tagliate senza il rischio di smagnetizzare quel filamento di cellulosa molto delicato.
Quel giorno in costumeria non c’era nessuno e perciò non riuscii ad entrare per prendere l’occorrente e fare la scritta di fuoco, ero dietro le quinte quindi decisi di provare a salire in cabina suono e trovandola aperta, entrai… vicino al grande registratore REVOX c’erano un paio di forbici un po piccole ma tagliavano e io in quel momento avevo bisogno di un paio di forbici che tagliavano, l’oggetto aveva il 100% di caratteristiche che soddisfavano sia l’utilità che il bisogno. Mi piazzai come tutte le volte sopra il tetto del teatro dove era stata posta la scritta di fuoco con scritto: Arivederci Nicotera 84. Dopo qualche mezz’ora mi giunsero alle orecchie degli schiamazzi, qualcuno urlava, allora mi affacciai sul fronte del teatro per capire quale fosse il motivo di quel parapiglia, riconobbi la voce della costumista che cercava di giustificarsi, con dei decisi “che ne so io, cosa vuoi che me ne faccia, ho le mie, figurati se vengo a prenderei le tue, prova a chiedere allo scenografo” Diceva. Poi la voce baritonale del tecnico del suono con accento romanesco iniziava a chiedere urlando, “vammi a chiamare lo scenografo, che lo devo scannà vivo!- nel frattempo prometteva supplizi di ogni genere a chi aveva osato entrare in cabina suono ( suo regno ) e prendere soprattutto un oggetto senza chiedere. Ancora non aveva saputo né chi né per cosa avessero preso quell’oggetto. Nonostante tutto trovai la forza per farmi sentire e dal tetto con il prezioso oggetto in mano dissi nel modo più innocente: Scusa Piero ma stavi per caso cercando questa?- Si fermò e per un istante stette li a guardarmi accarezzandosi i baffi, quel gesto, glielo avevo visto fare altre volte e quel gesto era sempre stato preparatorio ad un azione poco simpatica un po’ come la quiete prima della tempesta, lo sguardo degli occhi ricordava il cobra che sta per mordere una preda, ma resistette, – Me la passi per favore?- Disse, io gliela lanciai in modo che lui potesse prenderla facilmente dall’alto del tetto non mi fidavo a scendere giù in teatro dove la fiera era pronta a sbranarmi, ma mi sentivo a posto avevo restituito l’oggetto al suo preoccupato proprietario, per cui era tutto a posto… o no? Piero esaminò attentamente la forbice e in modo retorico chiese: Giulio che stavi a fa sul tetto? Io innocentemente risposi: Ero a fare la scritta di fuoco- credo di aver visto del fumo salire dalla pelata e dal baffo tipo Jengis Khan di Piero, il quale disse: – Ti prego dimmi che non hai fatto quello che sto pensando, dimmi che non hai usato le mie forbici per tagliare la Juta: - Feci per annuire ma appena si mosse fuggii via il più velocemente possibile come inseguito da una fiera affamata di sangue e vendetta. lo rividi la sera mentre con il capo villaggio ed altri mi diceva di stargli lontano, io mi scusavo poiché mai avrei pensato ad un uso così “tecnico” di un paio di forbici, in fondo lo avevo fatto a fin di bene. Piero era un burbero ma anche un buono, tempo dopo venne addirittura a farmi i complimenti per come stavo lavorando. lavorammo assieme pure la stagione successiva a Sanitario in Piemonte Purtroppo qualche tempo dopo forse una o due stagioni ci ha lasciato stroncato credo da un infarto. Lo abbiamo pianto e rimpianto in tanti, e questo ricordo rimane tra i più drammatici ma belli della mia permanenza in Valtur. Ma ancora mica era finita arriviamo alla programmazione del ferragosto ed Enzo dopo la riunione dei capi servizio comandò Fiorello con una serie di incombenze con le quali avrebbero dovuto sicuramente sbarazzarsi di me troppa infatti era la mole di lavoro che stavano per affibbiarmi ce l’avrei fatta? Ah dimenticavo Fiorello mi aveva in ogni caso preso a ben volere, dopotutto mi impegnavo parecchio con la chitarra e tutto quello che c’era da fare, infatti ero ulteriormente dimagrito al punto che gli venne facile darmi un nomignolo che per qualche tempo mi era rimasto incollato:-Siringhello- L’allusione era chiaramente alla forma dello strumento medico e non voleva riferirsi a dipendenze più o meno legali, che in ogni caso non mi appartenevano, tuttavia la stagione successiva mentre eravamo ancora tutti assieme come dicevo prima a Sansicario, Enzino fu costretto a fare una riunione con l’equipe proibendo nei limiti del possibile quell’ appellativo poiché erano andati da lui dei clienti per ringraziarlo per aver avuto il coraggio di salvare un ragazzo dal giro della droga pesante… Quel nomignolo mi rimase incollato per molto tempo ed ancor oggi qualcuno di quella stagione credendo sia il mio effettivo soprannome, continua a chiamarmici. Il capo animatore fece la riunione dell’equipe di animazione e oltre a tutte le altre cose riguardanti ingressi al ristorante, spettacoli, costumi, scenografie, disse che io avrei dovuto preoccuparmi di fare le fiaccole e le scritte di fuoco, -nulla di nuovo- pensai io, tranne che, per la serie di eventi che erano stati programmati erano diventate ben 350 e avevo solo 15 giorni di tempo per farle. Mi trovai a segare legna tagliare Juta armeggiare con il fil di ferro e riempire secchi di nafta che un oliatore di grandi ingranaggi di un’industria metalmeccanica sarebbe risultato alla fine del suo turno, più pulito di me durante la normale giornata di lavoro… Il ferragosto o meglio il 16 di agosto fu un successo, avevamo fiaccole in ogni dove e la gente partì soddisfatta, ma, una cosa era successa, nessuno più pensava a mandarmi via, anzi Enzo il capo villaggio durante una delle sue leggendarie riunioni ci tenne tantissimo a rimarcare che finalmente avevano un animatore in più al villaggio e che dopo quei giorni passati lavorare in mezzo al gasolio e alle cantinelle oltre al già citato resto, avevo fatto una mole di lavoro eccezionale e che tutti avrebbero dovuto prendermi d’esempio. Ho scritto poco sopra il 16 agosto perchè il 15 era piovuto, durante la prima dello spettacolo di Ferragosto, venne giù il diluvio….provammo a resistere…ma era impossibile restare in piedi con la pista allagata… Fiorello..incredulo…dovete rassegnarsi…era il suo primo spettacolo tutto suo alla prima stagione da capo animatore, creato assieme al grande Piero. Fiore non fù l’unico incredulo, lo era pure Enzo, lo eravamo tutti. Non arrivammo al finale… fummo colti da tristezza ed amarezza ma provammo a pulire il teatro con i tira acqua e con gli stracci provavamo ad asciugare i gradoni ma nulla , la pioggia continuò fino a notte fonda. Ore ed ore di prove e di sacrifici di tutti assieme al lavoro della costumeria e degli scenografi, buttati al vento anzi perduti nella pioggia. Invece: La mattina successiva i clienti, si, proprio loro loro i clienti, partirono con una raccolta firme. Andarono da Enzo….a pretendere di avere il loro spettacolo di Ferragosto x intero..! Al diavolo il programma, Il 16 agosto rifacemmo Brasil… lo spettacolo terminò con una standing ovation; E noi a toccare il cielo con un dito….
Da li trovai il coraggio di provarci, e non a caso da timido qual ero sempre stato mi trovavo ad osare, fece specie una mia uscita durante un passaggio in spiaggia, dove assieme a Fiorello eravamo truccati e vestiti come un gruppo di Teddy boys Rockabilly truccati come dei perfetti “T birds X ” del film Grease: importunavamo i clienti che prendevano il sole e li coinvolgevamo in balletti improvvisati, io alla chitarra, Fiorello capobanda, Nicoletta De Luca la coreografa faceva la “pupa” e assieme ad altri simulavamo piccole provocazioni e risse che finivano con canzoni e balletti, improvvisati. Un giorno durante uno di questi passaggi vestiti da Teddy boys incrociammo il mini club ed il suo grande responsabile Camillo Verrienti, detto il Coccodrillo e Fiorello lo affronto’ scherzosamente tra gli ombrelloni simulando uno dei bulletti di quel genere di film, Camillo iniziò a rispondere a tono scherzosamente visto che il tema erano i suoi radi capelli, ma con lo stupore di tutti mi intromisi, perché usando lo stesso tono di voce di Fiorello gli dissi: ” zitto tu, Baccalà!” non so perché o per cosa, questa piccola frase era risultata talmente improvvisa ed efficace che tutti si guardarono e scoppiarono a ridere stupiti che fossi stato io a pronunciarla e rivivendo la scena nel raccontarsela non riuscivano ad andare avanti, dovemmo quindi interrompere il passaggio animazione in spiaggia. Visto che ci sono allora racconto anche questa: oramai mi sentivo un animatore anch’io quindi pensai di poter fare le stesse cose degli altri ed alla stessa maniera, un giorno Il capo: Fiorello, aveva avuto una leggera indisposizione e non si era alzato, (cosa che a me capitava spesso e che non mi favoriva molto ne sul lavoro, in generale ne sulla carriera, eventuale) Trovandomi solo a dover fare il passaggio in spiaggia andai dallo scenografo Mario e mi feci ritagliare a forma un cartoncino con una scritta SG, dopodiché andai in costumerai , presi il costume di superman che Fiorello si era fatto fare su misura e lo indossai applicando il cartoncino con SG sopra quello con scritto SF Super Fiorello, Andai quindi in spiaggia e passai, come da copione sotto tutti gli ombrelloni dei clienti simulando prove di forza che volevano scimmiottare Il più famoso Klark Kent, suscitando una discreta ilarità tra gli ospiti.. ma quando ritornai era ora dell’ingresso al ristorante e chi mi trovai di fronte? Proprio loro, Il capo-villaggio Enzo, con il caposport, Vito Chimienti e Fiorello il capo- animatore, erano a tutti gli effetti la “trimurti ” del villaggio, io mi sentivo effettivamente in colpa, infatti Fiorello abbozzò un’espressione come per sgridarmi; in fondo gli avevo rubato il costume ma non ne aveva la forza poiché a tutt’e tre veniva da ridere: per il gesto, per come mi stava il costume e perché in ogni caso avevo fatto una cosa buona organizzandomi da solo ed in modo originale il quotidiano Passaggio animazione. Fu un altro momento che ricordo con piacevolezza estrema.
Enzo Oliveri all’inizio della sua carriera era un ragazzotto palermitano che aveva abbandonato un ottimo e remunerato posto di lavoro presso una prestigiosa ditta di cucine per una vita sportiva all’interno dei villaggi iniziando come istruttore di sci nautico, sport che lo vedeva primeggiare, divenne poi: capo sport e poco dopo capo villaggio. Tutt’oggi ricordato come uno di migliori che si siano avvicendati in valtur, per me fu il primo ed ancor oggi ci sentiamo in amicizia. Parentesi dovuta: fare il capo villaggio all’epoca significava avere il controllo di tutta e dico tutta l’organizzazione dell’hotel, dovevi occuparti di gestione del personale di gestione degli acquisti di contatto con il pubblico fare animazione, In questo Enzino era proprio bravo, leggendari sono alcuni suoi sketches di cabaret dove interpretava il cliente giunto per la prima volta al villaggio (Minguzzi) che subiva le angherie degli animatori. Uomo di villaggio ma soprattutto “uomo”, si affezionava alle persone così come era capace di non voler avere nulla che fare con quelli che non gli piacevano, ma sempre comunque gentile educato e diplomatico, è famoso per essere stato quello che ha scoperto le potenzialità del Fiorello nazionale prendendosi il rischio di portare il ragazzo fuori dalla cucina infine dal bar, per fargli fare il responsabile dell’animazione in villaggio, infatti una buona parte dell’equipe o meglio, quelli più abbronzati erano reduci dalla stagione invernale in Costa D’Avorio nel fantastico villaggio di Les Paletuvieres, dove Fiorello aveva appena fatto una esperienza in animazione come DJ, e questo spiega l’abbronzatura di Rosario al mio primissimo incontro.
Enzino come talent scout, credo abbia fatto davvero bingo. Enzo aveva alcune peculiarità un po’ come tutti ma le sue erano davvero “particolari” una era modo di esprimere affetto; Io, Rosario Fiorello e alcuni altri lo sappiamo bene, Enzo ti guardava si avvicinava e mentre cercavi di interloquire o di dire qualcosa ti faceva scontrare con la sua idea di mondo digitale, infatti ti aveva in men che non si dica stampato le sue impronte sulle tue guance. Con la confidenza reciproca comunque questo diventò un problema poiché noi che mai ci saremmo permessi di rispondere a quel gesto carico d’affetto ci vendicavamo negli sketches di cabaret, dove oltre a prenderlo in giro per la sua altezza, per altro nella media, per ogni cosa, restituivamo in molti modi, quei gesti d’affetto; però a volte, rischiavamo di travalicare lo scherzo e di infliggere qualche danno non voluto.
Detto ciò, Enzo ebbe modo di dimostrare il suo affetto per me e per Rosario al punto che nelle stagioni seguenti ne prenderò veramente tante da lui, eravamo evidentemente eravamo diventati bravi tutt’e due. Un’ altra particolarità per cui Enzo Oliveri è diventato famoso oltre naturalmente ad essere un grande capo villaggio, era la riunione di fine settimana, dove alternava dei reprimenda e degli incitamenti in modo che dire colorito farebbe torto ad ogni arcobaleno, riusciva a fare il pelo e contropelo a chiunque non fosse stato in linea con gli obiettivi settimanali o che avesse dato l’impressione di scarso impegno: ricordo che una volta mi sgridò urlando: “non mi interessa se per caso, hai braccia, gambe, testa, cuore o altri organi… tu sei una chitarra, e devi suonare!” Naturalmente non fui la sola vittima di quei momenti educativi e di quelle riflessioni professionali, sicuramente agli occhi e alle orecchie di ognuno parevano divertenti, anche per me, naturalmente quando non ero io l’oggetto delle reprimenda, ma nessuno è mai stato risparmiato quindi “mal comune mezzo gaudio”, mi pare proprio il caso di dirlo.
Un altro momento in cui l’ilarità suscitata da Enzo rasentava il parossismo era quando doveva fare i complimenti all’equipe, ed anche qui le sue espressioni erano talmente colorite da fare invidia ad un quadro di Kandjinsky, Evito naturalmente di fare esempi ma mi piace che chi leggerà si farà due risate nel ricordarle. Oramai in quella stagione a Nicotera le cose andavano bene e mi dispiacque molto lasciare l’equipe di Nicotera a fine settembre, infatti per completare il travaglio di quella stagione venni inviato a fare il chitarrista al villaggio di capo Rizzuto li infatti nella settimana di chiusura era stato organizzato un torneo di tennis sponsorizzato da una bibita di cui ora si sono perse le tracce era la “Drophy cup”, ebbi un sacco di manifestazioni d’affetto alla mia partenza e mi feci valere nel nuovo villaggio dove incontrai uno dei temuti formatori dello stage a Pila l’inverno precedente Mario Caffo,
in una foto del 1993 a Marrakech
dovetti vincere infatti qualche remora poiché era stato un po’ anche lui a non farmi partire subito, e in ogni caso dopo una stagione a seguire Fiorello fino a diventare il suo uomo di “fiducia” nonché il suo chitarrista ufficiale ero un po’ restio a ricominciare con il repertorio un po’ stile drag Queen del nuovo capo animatore, tuttavia mi comportai bene anche li ed è anche per quello che continuai a lavorare con un discreto successo. Ma la stagione di Nicotera rimarrà indimenticabile per tutta la serie di emozioni che sia io che gli altri elementi dello staff, oops… dell’equipe siamo riusciti a vivere, personaggi che non riesco a dimenticare partendo dal mio ingombrantissimo compagno di stanza alto più di un metro e novanta centimetri che mi prese sotto la sua ala protettiva Marcone Cocumelli all’epoca animatore al miniclub Guido Silipo detto Kunta,
un chitarrista che pur lavorando al mini club ha trovato il tempo di insegnarmi molto sulla chitarra, lo stesso capo-villaggio: Enzo, con cui ora siamo più’ che amici, Cristiano perissi all’epoca responsabile del tennis.
Fiorello… chi non lo conosce, non ne voglio parlare, almeno qui, tutti lo hanno scoperto e tutti ne vantano collaborazioni per cui ne hanno parlato e ne parleranno; per me lui è una questione affettiva e come tutte le cose di famiglia, meglio tenerle nel cuore, dico solo che da quella stagione diventai il suo chitarrista ufficiale fino a che non fui promosso pure io capo- animatore, ne facemmo almeno 5 assieme con lui andai addirittura a suonare al festival di Castrocaro terme .
Lo staff, che veniva chiamato “equipe” per fare il verso ai cugini del Club Mediterranee da cui come dei “sapiens sapiens” discendevamo, nella bella versione made in Italy, era veramente tanta roba, paragonabile solo alla nazionale di Bearzot: Enzo Oliveri, Rosario Tindaro Fiorello, Elisabetta Borrello, Marco Cocumelli, Mario Benvenuto, Roberta Maria Oleastri, Roberto Molinelli, Cristina D’Ottavio, Catena Fiorello, Leonardo Boldrini, Luca Berrettini, Cristiano Perissi, Camillo Verrienti, Enrica Tarquini, Andrea Bartoni, Gabriella de Pellegrini, Massimo Sacchetti, Aquila, Vito Chimienti C S. , Fulvio Vanacore, Leandro Modelli, Elena Gioia, Toni Della Toffola, Liliana Saraceno, Franco Buccina’, Monica Melloni, Paola Italia, Mario Tuccilli, Elena Gioia, Lili Maiolo, Maurizio Argiolas, Pastrocchio, Guido Silipo, Ivano Abbondanza, Piero Avanza , Linda Mc Cay, Alessandro Natale, Maria Rosaria Palma che fu addirittura la mia ragazza, Nicoletta de Luca, Cicci, Alessandra Mori, Raffaella Baby club, José Carmelo Belluso, Alfio Belluso, Andrea Fior del Mondo, Gennaro de Simone Gege’ Il maestro’, Patrizio Paviglianiti, Maurizia Urtis, Massimo Sacchetti, Corrado Bruschi ai tornei, Enzo Filia, Ivano abbondanza che al tempo era parrucchiere, forse pure Antonio Mecca. Un ricordo Va anche al grande Piero Franceschinis (Rip), Carla Vannucci(rip), e il grande Luca De Cesare “Lupo” Vittima nel terremoto di L’Aquila (rip.) Pino Ranzino (rip) e altri che posso aver scordato. etc etc.. Su ognuno di loro e di tutti quelli che nelle 34 stagioni ho potuto conoscere potrei raccontare qualcosa, e magari su più di uno lo faro’, comunque quella e’ un’altra Storia! Ah, a proposito, al mio rientro buttai il pantalone di velluto la Lacoste ed il gilet di lana! Ma la cosa peggiore di tutte fu che ero convinto si potesse girare tranquillamente in “pareo” anche in città… e fu difficile affrontare le zie calabresi e la nonna con un ibiscus piantato tra i capelli… La droga Valtur era già entrata in circolo. Il bello doveva comunque ancora venire. Magari lo racconterò, anzi sicuramente, ogni stagione è stata speciale e merita di essere perlomeno citata.
Ed era appena iniziato tutto!
Credits: Un sentito grazie agli adm del Valtur Real time per la concessione delle immagini da Facebook VRT Valtur Real Time. https://www.facebook.com/groups/valturrealtime/
https://www.facebook.com/p/Ripamonti-Residence-Hotel-Milano-100054571594951/